Nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da
genitori di religione ebraica, Primo Levi si diploma nel 1937 al liceo classico
Massimo D’Azeglio e si iscrive al corso di laurea in chimica. Riesce a
laurearsi nel 1941 , a pieni voti e con lode ma sul diploma di laurea figura la
precisazione: "di razza ebraica". Comincia così la sua carriera di
chimico, che lo porta a vivere a Milano, fino all’occupazione tedesca. Il 13
dicembre del 1943 viene catturato e successivamente trasferito al campo
di raccolta di Fossoli dove comincia la sua odissea. Nel giro di poco tempo,
infatti, il campo viene preso in gestione dai tedeschi, che deportano tutti i
prigionieri ad Auschwitz. È il 22 febbraio del '44: questa data che nella
vita di Levi segnerà il confine tra "prima" e "dopo".
"Avevamo appreso con sollievo la nostra destinazione. Auschwitz: un nome
privo di significato, allora e per noi". Ad Auschwitz, di fretta e
sommariamente, viene effettuata una vera e propria selezione: «In meno di dieci
minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in gruppo. Quello che accadde
degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilire
allora né dopo: la notte li inghiottì, puramente e semplicemente» . Primo
Levi è deportato a Monowitz, uno dei campi della grande organizzazione di
sterminio del "lager" di Auschwitz, i cui prigionieri sono al
servizio di una fabbrica di gomma. Si ritrovano in pochissimo tempo
rasati, tosati, disinfettati e costretti a indossare la divisa a righe
del campo. Su ogni casacca c’è un numero cucito sul petto. Dietro quel numero
non c’è più un uomo, ma solo un oggetto: Levi è l’häftling (prigioniero)
174517. Funzionante. Se funziona, va avanti. Se si rompe, è gettato
via. Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai lager. Quale
testimone di tante atrocità, sente il dovere di raccontare, evocare
l’indescrivibile, affinchè tutti sappiano, tutti si domandino
"perché", tutti interroghino la propria coscienza: comincia a
scrivere, elaborando così il suo dolore, l'annientamento, l'avventuroso ritorno
a casa. Nel '47 il manoscritto Se questo è un uomo, rifiutato dalle più grandi case editrici è
pubblicato dalla De Silva. Nel 1958 con l'uscita presso Einaudi il libro
diventerà una delle più conosciute e apprezzate testimonianze sull'industria della
morte nazista.
lunedì 20 gennaio 2014
IL 27 GENNAIO E' IL GIORNO DELLA MEMORIA... OLOCAUSTO... SHOAH.
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