Don Giuseppe
Morosini
Nato a
Ferentino (Frosinone), fucilato a Roma il 3 aprile 1944, sacerdote.
Ordinato nel
1937, don Morosini divenne, nel gennaio del 1941, cappellano militare del 4°
Reggimento d'artiglieria a Laurana. Trasferito a Roma nel 1943, dopo l'8
settembre entrò nelle file della Resistenza collegandosi con la banda
"Mosconi" operante a Monte Mario. Ne divenne assistente spirituale,
ma si adoperò anche per procurare armi e vettovagliamenti e, soprattutto,
ottenere informazioni. Da un ufficiale della Wehrmacht, riuscì addirittura ad
ottenere una copia del piano operativo delle forze tedesche schierate sul
fronte di Cassino, che trasmise agli Alleati. Denunciato da un delatore (certo
Dante Bruna, che ottenne in compenso 70 mila lire), don Giuseppe fu arrestato
dalla Gestapo il 4 gennaio del 1944. Sottoposto a tortura, mantenne un
orgoglioso contegno. Condannato a morte e ristretto a "Regina Coeli"
nella attesa dell'esecuzione, si prodigò per sostenere i compagni di carcere e
gli ebrei che vi erano rinchiusi. Il 3 aprile 1944 il valoroso sacerdote fu
trasportato a forte Bravetta per esservi fucilato da un plotone della PAI (Polizia
Africana Italiana); all'ordine di "fuoco!", 10 componenti del plotone
(su 12) spararono in aria. Ferito dai colpi degli altri 2, don Morosini fu
ucciso dall'ufficiale fascista che comandava l'esecuzione con due colpi di
pistola alla nuca.
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