SVILUPPO DELLA RELIGIONE ROMANA ARCAICA
Triade di divinità formata da Giove, Marte e
Quirino. "Polidemonismo",cioè presenza di forze soprannaturali che
agiscono sulla terra. INFLUENZA DEGLI ETRUSCHI: Triade capitolina formata da
Giove, Giunone e Minerva. Diana. "Aruspicina": interpretazione dei
fenomeni naturali come segno della volontà divina. INFLUENZA GRECA: Politeismo
antropomorfico. Utilitarismo. Ritualità esteriore. CULTI ORIENTALI: Culti
misterici : Dioniso, Iside, Mitra ... Promessa di sopravvivenza dopo la morte.
A S S I M I L A Z I O N E RELIGIONE ROMANA I SACERDOTI In età monarchica la
massima autorità religiosa romana era il re; col crollo della dinastia dei
Tarquini la direzione religiosa della città fu condivisa invece per un certo
periodo dal rex sacrorum e dal pontifex maximus . Col passare del tempo, però
fu quest'ultimo ad assumere la guida effettiva dei rapporti tra la società
degli uomini e il mondo divino. Il pontifex maximus presiedeva il collegio dei
pontefici; assistito dai loro consigli, vigilava a che le tradizioni si
conservassero ed era il custode di tutti i culti della città. L'intero collegio
aveva stretti rapporti con le Vestali, le sei sacerdotesse di Vesta, la dea del
fuoco, che risiedevano nel Foro in una casa accanto al tempio della dea.
Spettava al pontefice sceglierle tra le fanciulle dai sei ai dieci anni e
vigilare al fine che esse rimanessero vergini per trent'anni al servizio della
dea: esse vestivano di bianco ed erano le custodi del fuoco della città, che
non dovevano mai lasciar spegnere. Le circondava un'aurea di venerazione e di
rispetto generale , ma la minima trasgressione all'obbligo di castità implicava
la condanna a morte immediata: venivano sepolte vive, separate per sempre dal
contatto col consorzio umano, che ne sarebbe stato contaminato. Un altro
importante collegio era quello degli auguri che, essendo gli interpreti della
volontà degli dei, affiancavano i magistrati in ogni loro atto pubblico e
seguivano i comandanti in guerra verificando nei segni celesti l'opportunità
delle loro iniziative militari. Altrettanto importanti erano i sacerdoti
addetti ai Libri Sibillini, prima in numero di due, poi di dieci, infine di
quindici. Questi ultimi avevano tra l'altro l'effettivo potere di accogliere o
respingere i culti delle divinità straniere, un argomento sul quale i Libri
legiferavano nel loro modo oscuro, tutto affidato all'interpretazione di chi li
custodiva. La religione romana La religione romana, nella fase più antica, è
caratterizzata da una concezione animistico-politeistica tendente a riconoscere
una quantità di essenze divine e spiriti protettori (penati, lari, mani). Solo
verso il V secolo a.C si giunge alla costituzione di un vero e proprio Olimpo,
in cui gli dei o derivano direttamente da divinità greche o vengono
progressivamente ad esse assimilate. Come la religione greca, anche quella
romana è una religione utilitaristica che offre sacrifici agli dei in cambio di
vantaggi materiali; per ogni problema c'è una divinità specifica a cui
rivolgersi e c'è un preciso rituale da rispettare. La religione romana non
conosce né rivelazione, né libri sacri, ma trasmette , per lo più oralmente,
delle norme rituali che diventano parte della condotta istintiva di ogni
Romano. Nel culto conta solo l'esteriorità e non la disposizione interiore, per
questo i Romani sono liberi di accostarsi ad ogni dottrina che non sia
contraria alle leggi dello stato. La religione romana è quindi tollerante e si
modifica continuamente, attraverso l'assimilazione di nuovi culti e nuove
divinità. Il culto religioso si articola in 45 feste fisse e in altre cerimonie
collettive affidate ai collegi sacerdotali. La religiosità individuale compare
in Roma relativamente tardi, attraverso le forme di culti misterici di
derivazione greca, cui si affiancano, in età imperiale altri culti orientali.
Questi culti, al contrario della religione tradizionale romana, rispondono alle
domande sul senso della vita e, promettendo sopravvivenza dopo la morte,
trovano facilmente nuovi fedeli.