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mercoledì 29 gennaio 2014

LA RELIGIONE ROMANA... per le classi 1^ A e 1^ B sec, 1°


SVILUPPO DELLA RELIGIONE ROMANA ARCAICA

Triade di divinità formata da Giove, Marte e Quirino. "Polidemonismo",cioè presenza di forze soprannaturali che agiscono sulla terra. INFLUENZA DEGLI ETRUSCHI: Triade capitolina formata da Giove, Giunone e Minerva. Diana. "Aruspicina": interpretazione dei fenomeni naturali come segno della volontà divina. INFLUENZA GRECA: Politeismo antropomorfico. Utilitarismo. Ritualità esteriore. CULTI ORIENTALI: Culti misterici : Dioniso, Iside, Mitra ... Promessa di sopravvivenza dopo la morte. A S S I M I L A Z I O N E RELIGIONE ROMANA I SACERDOTI In età monarchica la massima autorità religiosa romana era il re; col crollo della dinastia dei Tarquini la direzione religiosa della città fu condivisa invece per un certo periodo dal rex sacrorum e dal pontifex maximus . Col passare del tempo, però fu quest'ultimo ad assumere la guida effettiva dei rapporti tra la società degli uomini e il mondo divino. Il pontifex maximus presiedeva il collegio dei pontefici; assistito dai loro consigli, vigilava a che le tradizioni si conservassero ed era il custode di tutti i culti della città. L'intero collegio aveva stretti rapporti con le Vestali, le sei sacerdotesse di Vesta, la dea del fuoco, che risiedevano nel Foro in una casa accanto al tempio della dea. Spettava al pontefice sceglierle tra le fanciulle dai sei ai dieci anni e vigilare al fine che esse rimanessero vergini per trent'anni al servizio della dea: esse vestivano di bianco ed erano le custodi del fuoco della città, che non dovevano mai lasciar spegnere. Le circondava un'aurea di venerazione e di rispetto generale , ma la minima trasgressione all'obbligo di castità implicava la condanna a morte immediata: venivano sepolte vive, separate per sempre dal contatto col consorzio umano, che ne sarebbe stato contaminato. Un altro importante collegio era quello degli auguri che, essendo gli interpreti della volontà degli dei, affiancavano i magistrati in ogni loro atto pubblico e seguivano i comandanti in guerra verificando nei segni celesti l'opportunità delle loro iniziative militari. Altrettanto importanti erano i sacerdoti addetti ai Libri Sibillini, prima in numero di due, poi di dieci, infine di quindici. Questi ultimi avevano tra l'altro l'effettivo potere di accogliere o respingere i culti delle divinità straniere, un argomento sul quale i Libri legiferavano nel loro modo oscuro, tutto affidato all'interpretazione di chi li custodiva. La religione romana La religione romana, nella fase più antica, è caratterizzata da una concezione animistico-politeistica tendente a riconoscere una quantità di essenze divine e spiriti protettori (penati, lari, mani). Solo verso il V secolo a.C si giunge alla costituzione di un vero e proprio Olimpo, in cui gli dei o derivano direttamente da divinità greche o vengono progressivamente ad esse assimilate. Come la religione greca, anche quella romana è una religione utilitaristica che offre sacrifici agli dei in cambio di vantaggi materiali; per ogni problema c'è una divinità specifica a cui rivolgersi e c'è un preciso rituale da rispettare. La religione romana non conosce né rivelazione, né libri sacri, ma trasmette , per lo più oralmente, delle norme rituali che diventano parte della condotta istintiva di ogni Romano. Nel culto conta solo l'esteriorità e non la disposizione interiore, per questo i Romani sono liberi di accostarsi ad ogni dottrina che non sia contraria alle leggi dello stato. La religione romana è quindi tollerante e si modifica continuamente, attraverso l'assimilazione di nuovi culti e nuove divinità. Il culto religioso si articola in 45 feste fisse e in altre cerimonie collettive affidate ai collegi sacerdotali. La religiosità individuale compare in Roma relativamente tardi, attraverso le forme di culti misterici di derivazione greca, cui si affiancano, in età imperiale altri culti orientali. Questi culti, al contrario della religione tradizionale romana, rispondono alle domande sul senso della vita e, promettendo sopravvivenza dopo la morte, trovano facilmente nuovi fedeli.

lunedì 27 gennaio 2014

I GRANDI MITI GRECI per le classi 1^ A e 1^ B sec. 1°

I SACRAMENTI per le classi 2^ A e 2^ B sec. 1°










Sacramenti nella tradizione cristiana, sono segni sensibili ed efficaci della grazia, istituiti da Cristo ed affidati alla Chiesa, attraverso i quali viene elargita la vita divina.[1][2]
Il sacramento è un segno che proclama tangibimente la grazia di Dio contenuta nell'Evangelo. I sacramenti per essere tali, devono essere stati istituiti da Gesù Cristo e sono affidati, per la loro amministrazione, alla Chiesa, che è "sacramento di unità".[3]
Si tratta di segni esteriori, fatti di gesti ed elementi quali acqua, olio, pane, vino, accompagnati da parole che proclamano la grazia di Dio che così raggiunge il credente per confermare e rafforzare la sua fede. La Chiesa li considera efficaci in sé stessi, cioè indipendentemente dalla dignità dei ministri ordinati che li celebrano, anche se i loro effetti dipendono comunque dalla condizione spirituale di chi li riceve[4]. I sacramenti agirebbero ex opere operato, cioè per il fatto stesso di essere stati celebrati.
I sacramenti sono:

IL DECALOGO... LE DIECI PAROLE,,, I 10 comandamenti. Per le classi 3^ A e 3^ B sec. 1°




Esodo 20
Deuteronomio 5
[2] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti fece uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa degli schiavi.
[3] non avrai altro Dio all'infuori di me.
[4] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
[5] Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,
[6] ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
[7] Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
[8] Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
[9] sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
[10] ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
[11] Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
[12] Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
[13] Non uccidere.
[14] Non commettere adulterio.
[15] Non rubare.
[16] Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
[17] Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
[6] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.
[7] Non avere altri dèi di fronte a me.
[8] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
[9] Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano,
[10] ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
[11] Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
[12] Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.
[13] Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,
[14] ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.
[15] Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
[16] Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sia felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
[17] Non uccidere.
[18] Non commettere adulterio.
[19] Non rubare.
[20] Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
[21] Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

Versione diffusa nel contesto cattolico

Sebbene l'originale ebraico compaia nelle Bibbie cristiane, in ambito cattolico ne esistono diverse versioni, tra le quali una ridotta, il cui scopo è, per il destinatario della catechesi, quello di facilitare la memorizzazione. La più diffusa è la seguente:
Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:
  1. Non avrai altro Dio all'infuori di me.
  2. Non nominare il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste.
  4. Onora il padre e la madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d'altri.
  10. Non desiderare la roba d'altri.

Biografia di don Giuseppe Morosini...










                               Don Giuseppe Morosini

Nato a Ferentino (Frosinone), fucilato a Roma il 3 aprile 1944, sacerdote.

Ordinato nel 1937, don Morosini divenne, nel gennaio del 1941, cappellano militare del 4° Reggimento d'artiglieria a Laurana. Trasferito a Roma nel 1943, dopo l'8 settembre entrò nelle file della Resistenza collegandosi con la banda "Mosconi" operante a Monte Mario. Ne divenne assistente spirituale, ma si adoperò anche per procurare armi e vettovagliamenti e, soprattutto, ottenere informazioni. Da un ufficiale della Wehrmacht, riuscì addirittura ad ottenere una copia del piano operativo delle forze tedesche schierate sul fronte di Cassino, che trasmise agli Alleati. Denunciato da un delatore (certo Dante Bruna, che ottenne in compenso 70 mila lire), don Giuseppe fu arrestato dalla Gestapo il 4 gennaio del 1944. Sottoposto a tortura, mantenne un orgoglioso contegno. Condannato a morte e ristretto a "Regina Coeli" nella attesa dell'esecuzione, si prodigò per sostenere i compagni di carcere e gli ebrei che vi erano rinchiusi. Il 3 aprile 1944 il valoroso sacerdote fu trasportato a forte Bravetta per esservi fucilato da un plotone della PAI (Polizia Africana Italiana); all'ordine di "fuoco!", 10 componenti del plotone (su 12) spararono in aria. Ferito dai colpi degli altri 2, don Morosini fu ucciso dall'ufficiale fascista che comandava l'esecuzione con due colpi di pistola alla nuca.


lunedì 20 gennaio 2014

LA STORIA DI HELGA DEEN...

La shoah: giorno della memoria 27 gennaio...

“Non dimenticarmi. Diario dal lager di un’adolescenza perduta”

        

            





        Helga Deen biografia


Helga Deen ed i suoi familiari , il padre Willy, la madre Käthe Wolff e il fratello Klaus Gottfried, tutti di religione ebraica abitavano a Tilburg, nel sud dei Paesi Bassi .
Helga nata il 6 aprile del 1925 , a 18 anni frequentava l’ultimo anno delle scuole superiori prima del suo arresto . I nazisti , dopo l’entrata nel paese , cominciarono subito a mettere in atto la caccia agli Ebrei con sistematici rastrellamenti di massa . Suo padre era responsabile dell’«Ufficio permessi di trasporto» della comunità ebraica locale e questo risparmia alla famiglia la deportazione , almeno fino all’ aprile 1943. Nel febbraio dello stesso anno , la famiglia Deen viene sfrattata dalla propria casa di Pelgrimsweg 45, data poi in affitto ad un ispettore di polizia , ed il 1° giugno 1943 fu deportata, insieme a tutti gli Ebrei di Tilburg , sulla base di una delazione, nel campo di concentramento di Vugh a pochi chilometri a nord della città . È qui, dopo l’arrivo, che Helga comincia a scrivere la sua cronaca dell’inferno. Si rivolge a Kees van den Berg , il ragazzo con cui ha avuto una storia d’amore e che non rivedrà mai più. Gli scrive: «Forse questo diario ti deluderà perché non contiene fatti. Ma forse sarai felice di trovare me tra queste righe: i conflitti, i dubbi, la disperazione, la timidezza». Riuscì a far avere al suo fidanzato il Diario ed altre sue piccole cose (tra cui una penna stilografica, alcune lettere e cartoline e una ciocca di capelli) racchiuse in una borsetta . Un mese dopo , come avvenne con Anna Frank , furono trasferiti al Campo di raccolta di Westerbork presso Midden-Drenthe e da qui , il 16 luglio 1943 nel campo di sterminio di Sobibór in Polonia, dove l'intera famiglia venne uccisa. Kee van den Berg, fotografo di professione , lo ha tenuto nascosto come una reliquia fino alla morte, avvenuta nel 2004. Il figlio Conrad lo ha poi fatto avere all'archivio storico di Tilburg .

IL 27 GENNAIO E' IL GIORNO DELLA MEMORIA... OLOCAUSTO... SHOAH.


 L'Olocausto in quanto genocidio degli ebrei è chiamato, più correttamente, con il nome di Shoah (in lingua ebraica). La parola "Olocausto" deriva dal greco ὁλόκαυστος (olokaustos, "bruciato interamente", a sua volta composta da ὅλος (olos, "tutto intero") e καίω (kaio, "brucio") ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più corretta forma di sacrificio prevista dalgiudaismo. aica: השואה, HaShoah, "catastrofe", "distruzione".
Primo Levi
Nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da genitori di religione ebraica, Primo Levi si diploma nel 1937 al liceo classico Massimo D’Azeglio e si iscrive al corso di laurea in chimica. Riesce a laurearsi nel 1941 , a pieni voti e con lode ma sul diploma di laurea figura la precisazione: "di razza ebraica". Comincia così la sua carriera di chimico, che lo porta a vivere a Milano, fino all’occupazione tedesca. Il 13 dicembre del 1943 viene catturato  e successivamente trasferito al campo di raccolta di Fossoli dove comincia la sua odissea. Nel giro di poco tempo, infatti, il campo viene preso in gestione dai tedeschi, che deportano tutti i prigionieri ad Auschwitz. È il 22 febbraio del '44:  questa data che nella vita di Levi segnerà  il confine tra "prima" e "dopo". "Avevamo appreso con sollievo la nostra destinazione. Auschwitz: un nome privo di significato, allora e per noi".  Ad Auschwitz, di fretta e sommariamente, viene effettuata una vera e propria selezione: «In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilire allora né dopo: la notte li inghiottì, puramente e semplicemente» . Primo Levi è deportato a Monowitz, uno dei campi della grande organizzazione di sterminio del "lager" di Auschwitz,  i cui prigionieri sono al servizio di una fabbrica di gomma.  Si ritrovano in pochissimo tempo rasati, tosati, disinfettati  e costretti a indossare la divisa a righe del campo. Su ogni casacca c’è un numero cucito sul petto. Dietro quel numero non c’è più un uomo, ma solo un oggetto: Levi è l’häftling (prigioniero)  174517. Funzionante. Se funziona, va avanti. Se si rompe, è gettato via. Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai lager.  Quale testimone di tante atrocità, sente il dovere di raccontare, evocare l’indescrivibile, affinchè tutti sappiano, tutti si domandino "perché", tutti interroghino la propria coscienza: comincia a scrivere, elaborando così il suo dolore, l'annientamento, l'avventuroso ritorno a casa. Nel '47 il manoscritto Se questo è un uomo, rifiutato dalle più grandi case editrici è pubblicato dalla De Silva. Nel 1958 con l'uscita presso Einaudi il libro diventerà una delle più conosciute e apprezzate testimonianze sull'industria della morte nazista.

mercoledì 15 gennaio 2014

LA CHIESA NELLA STORIA... I PRIMI CONCILI E LE ERESIE per le classi 2^ A e 2^B.

Il concilio o sinodo è, nella vita di alcune chiese cristiane (come quelle ortodosse orientali, quella cattolica romana, e diverse Chiese riformate]), una riunione di rappresentanti delle diverse chiese locali, per raggiungere un consenso attorno a un argomento riguardante la fede o per prendere decisioni di natura pastorale. Il termine sinodo deriva dal greco synodos, composto dalla particella syn (che significa: insieme) e dal sostantivo odòs (che significa: cammino). Questa etimologia fa capire immediatamente che il sinodo è un organismo avente il preciso scopo di permettere una partecipazione ampia di tutte le componenti ecclesiali (per esempio, tra Cattolici e Ortodossi: vescovipresbiteri,diaconireligiosilaici) alla vita della Chiesa: attraverso il sinodo, cioè, il "cammino" viene percorso "insieme". L'equivalente latino di synodos è concilium.Fin dall'antichità, i vescovi locali di una provincia o di una regione erano soliti riunirsi in assemblea per affrontare problemi locali, sia dogmatici, che morali, e soprattutto di disciplina o giurisdizione ecclesiastica. Nascono così i sinodi o concili locali o particolari, di cui è costellata la storia della Chiesa. Di solito questi concili, che spesso avevano un carattere nazionale, venivano convocati dal metropolita della regione; non è raro il caso di concili locali presieduti da legati papali.
Per indicare i concili particolari in genere si utilizza il termine "sinodo", per distinguerlo da "concilio", utilizzato per lo più per indicare i Concili ecumenici.
Il primo sinodo della storia della Chiesa si svolse nel I secolo a Gerusalemme e ne abbiamo testimonianza grazie agli Atti degli Apostoli.

lunedì 13 gennaio 2014

Che cos'è il bene.. .per le classi 3^ A e 3 B

Da un punto di vista generico, col termine di "bene" si indica tutto ciò che agli individui appare desiderabile e tale che possa essere considerato come fine ultimo da raggiungere nella propria esistenza. Questo è l'aspetto "etico" del concetto di bene; ma nella storia della filosofia è stato avanzato anche un significato "ontologico" con Platone e i suoi successori ed epigoni che stabilivano un'equiparazione tra Buono, Bello e Vero (Kalokagathia). Questa concezione è stata assunta anche dal cristianesimo, poiché il Dio cristiano è infatti, oltre che onnipotente e onnisciente, l'essenza della bontà, della bellezza e della verità.
Per Platone il Bene è pari al Sole (Repubblica, VI 508 sgg.):
come il sole con la sua luce dà visibilità alle cose, così il Bene dà intelligibilità alle idee, cioè rende possibile alle idee di essere capite;

e come il sole con la luce dà capacità visiva all'occhio così il Bene dà intelligenza, capacità di capire all'anima.


<< ti cercavo fuori di me e non ti trovavo, perché tu sei il Dio del mio cuore  >>                        (SALMO 72,26)

LA RELIGIONE DELL' ANTICA GRECIA... PER LE CLASSI 1^ A e 1^ B SEC 1° GRADO

L'Eretteo è un tempio ionico greco del V secolo a.C.,
 che si trova sull'Acropoli di Atene.

I greci furono un popolo molto sensibile verso la religione.

Essi veneravano una moltitudine di dei che ricoprivano ogni spazio dell' attività umana.

Gli dei avevano aspetto, abitudini e sentimenti umani ma venivano rappresentati belli, coraggiosi e sereni e questo ne faceva un modello per tutto il popolo greco.

Ad esempio: Apollo era il dio delle arti, Ares il dio della guerra, Atena (protettrice di Atene) era la dea dell'intelligenza, Artemide della caccia, Afrodite dell'amore, Era dea della famiglia, Efesto del fuoco e delle attività manuali, Demetra delle messi, Ermes (messaggero degli dei) dio dei viaggi e dei commerci, Dioniso dell'ebrezza, della gioia e del vino, Plutone dio del mondo ultra terreno, Poseidone dio del mare e Zeus (il più potente tra tutti gli dei) dio del cielo.
L'elenco proposto al di sotto propone tutti i 12 dèi descrivendone l'aspetto e i simboli che li caratterizzano. Gli Olimpi o Dodekatheon (dal greco δώδεκα dodeka, "dodici", e θεῶν theon, "degli dèi") sono i dodici dèi principali della mitologia greca. Il nome deriva dal fatto che abitano sul Monte Olimpo. Sono esseri soprannaturali e immortali che governavano sulla vita e la morte degli esseri umani.

Nome grecoNome romanoImmagineDescrizioneGenerazione
ZeusGioveJupiter Smyrna Louvre Ma13.jpgRe degli dèi e sovrano del Monte Olimpo, dio del "Cielo" e del "Tuono". Il più giovane figlio dei Titani Crono e Rea. I simboli sono la folgore, l'aquila, la quercia, lo scettro e la bilancia. Fratello e marito di Hera, ella è la sua sposa ufficiale, perché egli ha avuto molte amanti.Prima
EraGiunoneHera Campana Louvre Ma2283.jpgRegina degli dèi e la dea del "Matrimonio" e della "Famiglia". I simboli sono il pavone, il melograno, la corona, il cuculo, la leonessa e la mucca. La più giovane figlia di Crono e Rea. Moglie e sorella di Zeus. Essendo la dea del matrimonio, ha spesso cercato di vendicarsi sulle amanti di Zeus e sui loro figli.Prima
PoseidoneNettunoPoseidon sculpture Copenhagen 2005.jpgDio signore dei "Mari", dei "Terremoti" e dei "Cavalli". I simboli sono il cavallo, il toro, ildelfino ed il tridente. Figlio di Crono e Rea. Fratello di Zeus e Ade. Sposato con la NereideAnfitrite, anche se, come la maggior parte dei greci maschi, aveva molti amanti.Prima
DemetraCerereHera Barberini Pio-Clementino Inv254.jpgDea della "Fertilità", dell'"Agricoltura", della "Natura" e delle "Stagioni". I simboli sono il papavero, il grano, la fiaccola e il maiale. Seconda dei sei figli di Crono e Rea. Dal suo nome latino, Cerere, deriva la parola "cereale".Prima
DionisoBaccoDionysos Louvre Ma87 n2.jpgDio del "Vino", delle "Feste" e dell'"Estasi". Dio protettore dell'arte del teatro. I simboli sono la vite, l'edera, la coppa, la tigre, la pantera, il leopardo, i delfini e la capra. Figlio di Zeus e della mortale Semele tebana principessa. Sposato con la principessa cretese Arianna. Il più giovane dio olimpionico, nonché l'unico ad essere nato da una donna mortale.Seconda
ApolloFeboRoman Statue of Apollo.jpgDio di tutte le "Arti", della "Musica", della "Poesia", della "Profezia" e del "tiro con l'arco". I simboli sono il sole, la lira, l'arco e le frecce, il corvo imperiale, il delfino, il lupo, il cigno e il topo. Fratello gemello di Artemide. Il più giovane figlio di Zeus e Leto.Seconda
ArtemideDianaDiane de Versailles Leochares 2.jpgDea vergine della "Caccia", della "Verginità", del "Parto", del "tiro con l'arco" e "di tutti gli animali del bosco". I simboli sono la Luna (con cui viene identificata), il cervo, il cane, l'orsa, il serpente, il cipresso, l'arco e le frecce. Primogenita figlia di Zeus e Leto e sorella gemella di Apollo.Seconda
HermesMercurioRude-mercury.jpgMessaggero degli dèi, dio del "Commercio", dell'"Eloquenza" e dei "Ladri". I simboli sono il caduceo, i sandali, il cappello alato, la cicogna e la tartaruga, con il guscio della quale creò la lira. Figlio di Zeus e della ninfa Maia. Il secondo più giovane dio olimpico, di poco più vecchio di Dioniso. Sposò Driope, la figlia di Eurito, e il loro figlio Pan divenne il dio della natura, signore dei satiri, inventore del flauto di Pan e compagno di Dioniso.Seconda
AtenaMinervaAthena Giustiniani Musei Capitolini MC278.jpgDea vergine della "Saggezza", della "Sapienza", della "Guerra strategica, della guerra difensiva e della guerra fatta per giusta causa" e dell'"Artigianato". I simboli sono la civettae l'ulivo. Figlia di Zeus e dell'oceanina Meti, nata dalla fronte del padre già adulta ed armata, dopo che questi aveva ingoiato la madre trasformata da lui stesso in una mosca. È la sacra protettrice della città di Atene.Seconda
AresMarteAres villa Hadriana.jpgDio della "Guerra", della "Violenza" e dello "spargimento di sangue". I simboli sono il cinghiale, il serpente, il cane, l'avvoltoio, la lancia e lo scudo. Figlio di Zeus e Hera, tutti gli altri dèi (esclusa Afrodite) lo disprezzavano. Il suo nome latino, Marte, ha dato origine alla parola "marziale".Seconda
AfroditeVenereNAMA Aphrodite Syracuse.jpgDea dell'"Amore", della "Bellezza" e del "Desiderio". I suoi simboli sono colomba, uccello, mela, ape, cigno, mirto e rosa. Figlia di Zeus e dell'oceanina Dione, o secondo un altro mito nata dal sangue di Urano versato sulla terra e nel mare dopo essere stato sconfitto dal suo figlio minore Crono. Sposata con Efesto, ha comunque avuto molte storie extra coniugali, soprattutto con Ares. Il suo nome ha dato origine alla parola "afrodisiaco".
Seconda
o dalla generazione di
Titano
EfestoVulcanoVulcan Coustou Louvre MR1814.jpgFabbro degli dèi, dio del "Fuoco" e della "Metallurgia". I suoi simboli sono fuoco, incudine, ascia, asino, martello, pinze e quaglia. Figlio di Era, concepito a seconda del mito da Era da sola, o insieme a Zeus. Dopo la sua nascita fu gettato dal monte Olimpo e cadde sull'isola di Lemno. Sposato con Afrodite, le fu fedele al contrario della maggior parte dei mariti della mitologia. Il suo nome latino ha dato origine alla parola "vulcano".Seconda