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lunedì 26 maggio 2014

I SEGNI DELL'UOMO E I SACRAMENTI PER LE CLASSI 2^ A - B SEC 1°

LE PARABOLE ... IL SEMINATORE... Per la classe 1^ A e 1^ B sec. 1°

La parabola del seminatore
Le parabole di Gesù Cristo sono racconti attribuiti a Gesù che si trovano nei vangeli, sia canonici sia non canonici, e in poche altre fonti antiche. Si tratta del più noto esempio del genere letterario "parabola" (peraltro attestato anche nell'Antico Testamento). Le parabole di Gesù sono parte integrante del nucleo del Nuovo Testamento e, al contempo, sono un patrimonio della letteratura universale.
                    La parabola del figliuol prodigo
« Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». »   (Luca 15,11-32

IL TAOISMO E IL CONFUCIANESIMO... Per le classi 3^A e 3^B sec 1°

Il Taoismo
Il Confucianesimo
                                                                     

lunedì 19 maggio 2014

INDUISMO ... Per la classe 3^A e 3^ B


INDUISMO




Le grandi religioni dell'oriente Il Buddismo... Per la classe 3^A e 3^B sec. 1°

LA CHIESA TRA IL XVIII E IL XIX SEC. ... IL CONCILIO VAT. I E IL CONCILIO VAT II Per la cl. 2^ A e 2^ B

Il Concilio ecumenico Vaticano I è stato il ventesimo concilio ecumenico, ovvero una riunione di tutti i vescovi cattolici del mondo, per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica.
L'apertura del Concilio Vaticano fu indetta ufficialmente da papa Pio IX nel giugno 1868, ma le sessioni furono interrotte due anni dopo, nel luglio 1870, a causa della minaccia delle truppe italiane, in movimento verso Roma. Si tenne nella Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma. Nel corso dei lavori si sancirono: il dogma dell'infallibilità del magistero del Papa in materia di fede e di morale (quando tale magistero rispetti alcune condizioni); e il dogma della conoscenza di Dio con la sola ragione: "“La santa Chiesa, nostra madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3004; cf 3026; Conc. Ecum. Vat. II, Dei ]. Senza questa capacità, l'uomo non potrebbe accogliere la Rivelazione di Dio. L'uomo ha questa capacità perché è creato “a immagine di Dio” CCC,36.

LA PREDICAZIONE DI GESU'...La via dell'amore... per la classe 1^ A e 1^ B sec, 1°



Credete e comprendete con pensiero cristiano,,,

lunedì 12 maggio 2014

LA RIFORMA DI LUTERO E LA RIFORMA CATTOLICA ... Per la classe 2^ A e 2^ B sec, 1°


LA STORIA DELLA SALVEZZA ... Per la classe 1^ A e 1^ B

Salmo 78






[1] Maskil. Di Asaf. 
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, 
ascolta le parole della mia bocca. 

[2] Aprirò la mia bocca in parabole, 
rievocherò gli arcani dei tempi antichi. 

[3] Ciò che abbiamo udito e conosciuto 
e i nostri padri ci hanno raccontato, 

[4] non lo terremo nascosto ai loro figli; 
diremo alla generazione futura 
le lodi del Signore, la sua potenza 
e le meraviglie che egli ha compiuto. 

[5] Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, 
ha posto una legge in Israele: 
ha comandato ai nostri padri 
di farle conoscere ai loro figli, 

[6] perché le sappia la generazione futura, 
i figli che nasceranno. 
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli 

[7] perché ripongano in Dio la loro fiducia 
e non dimentichino le opere di Dio, 
ma osservino i suoi comandi. 

[8] Non siano come i loro padri, 
generazione ribelle e ostinata, 
generazione dal cuore incostante 
e dallo spirito infedele a Dio. 

[9] I figli di Efraim, valenti tiratori d'arco, 
voltarono le spalle nel giorno della lotta. 

[10] Non osservarono l'alleanza di Dio, 
rifiutando di seguire la sua legge. 

[11] Dimenticarono le sue opere, 
le meraviglie che aveva loro mostrato. 

[12] Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri, 
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis. 

[13] Divise il mare e li fece passare 
e fermò le acque come un argine. 

[14] Li guidò con una nube di giorno 
e tutta la notte con un bagliore di fuoco. 

[15] Spaccò le rocce nel deserto 
e diede loro da bere come dal grande abisso. 

[16] Fece sgorgare ruscelli dalla rupe 
e scorrere l'acqua a torrenti. 

[17] Eppure continuarono a peccare contro di lui, 
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto. 

[18] Nel loro cuore tentarono Dio, 
chiedendo cibo per le loro brame; 

[19] mormorarono contro Dio 
dicendo: "Potrà forse Dio 
preparare una mensa nel deserto?". 

[20] Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua, 
e strariparono torrenti. 
"Potrà forse dare anche pane 
o preparare carne al suo popolo?". 

[21] All'udirli il Signore ne fu adirato; 
un fuoco divampò contro Giacobbe 
e l'ira esplose contro Israele, 

[22] perché non ebbero fede in Dio 
né speranza nella sua salvezza. 

[23] Comandò alle nubi dall'alto 
e aprì le porte del cielo; 

[24] fece piovere su di essi la manna per cibo 
e diede loro pane del cielo: 

[25] l'uomo mangiò il pane degli angeli, 
diede loro cibo in abbondanza. 

[26] Scatenò nel cielo il vento d'oriente, 
fece spirare l'australe con potenza; 

[27] su di essi fece piovere la carne come polvere 
e gli uccelli come sabbia del mare; 

[28] caddero in mezzo ai loro accampamenti, 
tutto intorno alle loro tende. 

[29] Mangiarono e furono ben sazi, 
li soddisfece nel loro desiderio. 

[30] La loro avidità non era ancora saziata, 
avevano ancora il cibo in bocca, 

[31] quando l'ira di Dio si alzò contro di essi, 
facendo strage dei più vigorosi 
e abbattendo i migliori d'Israele. 

[32] Con tutto questo continuarono a peccare 
e non credettero ai suoi prodigi. 

[33] Allora dissipò come un soffio i loro giorni 
e i loro anni con strage repentina. 

[34] Quando li faceva perire, lo cercavano, 
ritornavano e ancora si volgevano a Dio; 

[35] ricordavano che Dio è loro rupe, 
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore; 

[36] lo lusingavano con la bocca 
e gli mentivano con la lingua; 

[37] il loro cuore non era sincero con lui 
e non erano fedeli alla sua alleanza. 

[38] Ed egli, pietoso, perdonava la colpa, 
li perdonava invece di distruggerli. 
Molte volte placò la sua ira 
e trattenne il suo furore, 

[39] ricordando che essi sono carne, 
un soffio che va e non ritorna. 

[40] Quante volte si ribellarono a lui nel deserto, 
lo contristarono in quelle solitudini! 

[41] Sempre di nuovo tentavano Dio, 
esasperavano il Santo di Israele. 

[42] Non si ricordavano più della sua mano, 
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore, 

[43] quando operò in Egitto i suoi prodigi, 
i suoi portenti nei campi di Tanis. 

[44] Egli mutò in sangue i loro fiumi 
e i loro ruscelli, perché non bevessero. 

[45] Mandò tafàni a divorarli 
e rane a molestarli. 

[46] Diede ai bruchi il loro raccolto, 
alle locuste la loro fatica. 

[47] Distrusse con la grandine le loro vigne, 
i loro sicomori con la brina. 

[48] Consegnò alla grandine il loro bestiame, 
ai fulmini i loro greggi. 

[49] Scatenò contro di essi la sua ira ardente, 
la collera, lo sdegno, la tribolazione, 
e inviò messaggeri di sventure. 

[50] Diede sfogo alla sua ira: 
non li risparmiò dalla morte 
e diede in preda alla peste la loro vita. 

[51] Colpì ogni primogenito in Egitto, 
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore. 

[52] Fece partire come gregge il suo popolo 
e li guidò come branchi nel deserto. 

[53] Li condusse sicuri e senza paura 
e i loro nemici li sommerse il mare. 

[54] Li fece salire al suo luogo santo, 
al monte conquistato dalla sua destra. 

[55] Scacciò davanti a loro i popoli 
e sulla loro eredità gettò la sorte, 
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele. 

[56] Ma ancora lo tentarono, 
si ribellarono a Dio, l'Altissimo, 
non obbedirono ai suoi comandi. 

[57] Sviati, lo tradirono come i loro padri, 
fallirono come un arco allentato. 

[58] Lo provocarono con le loro alture 
e con i loro idoli lo resero geloso. 

[59] Dio, all'udire, ne fu irritato 
e respinse duramente Israele. 

[60] Abbandonò la dimora di Silo, 
la tenda che abitava tra gli uomini. 

[61] Consegnò in schiavitù la sua forza, 
la sua gloria in potere del nemico. 

[62] Diede il suo popolo in preda alla spada 
e contro la sua eredità si accese d'ira. 

[63] Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani, 
le sue vergini non ebbero canti nuziali. 

[64] I suoi sacerdoti caddero di spada 
e le loro vedove non fecero lamento. 

[65] Ma poi il Signore si destò come da un sonno, 
come un prode assopito dal vino. 

[66] Colpì alle spalle i suoi nemici, 
inflisse loro una vergogna eterna. 

[67] Ripudiò le tende di Giuseppe, 
non scelse la tribù di Efraim; 

[68] ma elesse la tribù di Giuda, 
il monte Sion che egli ama. 

[69] Costruì il suo tempio alto come il cielo 
e come la terra stabile per sempre. 

[70] Egli scelse Davide suo servo 
e lo trasse dagli ovili delle pecore. 

[71] Lo chiamò dal seguito delle pecore madri 
per pascere Giacobbe suo popolo, 
la sua eredità Israele. 

[72] Fu per loro pastore dal cuore integro 
e li guidò con mano sapiente.  

IL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI ... Per la classe 3^ A e 3^ B



 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.  E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.                     ( Gv 10, 14 - 16 )

domenica 27 aprile 2014

PREGHIERA AI SANTI PAPI GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II...

Grazie, o Dio Padre per averci dato i Santi Pontefici Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, intercessori e difensori del tuo popolo santo, che da un confine all’altro della terra, grida ai tuoi servi mediatori la tua infinita misericordia.
Due Papi Santi al secolo Angelo Giuseppe Roncalli e Karol Jòsef Wojtyla entrambi, pii vicari del tuo amore. Una piccola comunità per i figli della tua Santa e immacolata Chiesa che continua a radunarsi intorno all’olocausto di Cristo tuo Figlio e nostro Signore.
Voi Santi Padri Pontefici Massimi ci invitate a dire parole buone ai nostri fratelli, spalancando le porte del cuore a Cristo Gesù, aprendo le mani al dono di sé per ognuno che si ama. Non c’è un amore più grande di questo: Amare chi non ama, porgere la guancia allo scherno e la schiena al flagello.
O Glorioso Padre, Santo Giovanni XXIII, Tu ci hai insegnato l’obbedienza, la pace e la devozione a S. Giuseppe, Padre putativo di Gesù, proteggi noi eletta prole, difendi la Santa Chiesa da ogni insidia e avversità.
O Santo Padre, Giovanni Paolo II, Tu ci hai insegnato la devozione alla Santissima Vergine Maria, mistico giglio di purezza, ottienici le più elette benedizioni e guidaci a Dio. Amen

Prof. Perrone Pasquale (Docente di Religione)

venerdì 25 aprile 2014

Gesù è risorto... ALLELUIA!!!

Preghiera di Pasqua 2014 
O Padre, Signore e creatore, tuo Figlio Gesù ci ha strappati al baratro dell’abisso infernale.
Piange la Mamma, nostra Regina, il Figliuolo trafitto, insieme al giusto che nel coraggio della speranza attende l’intervento di Dio.
L’infido traditore, l’Iscariota, apostata del Santo dei Santi non mostra il volto vergognoso, della viltà ma fugge ramingo come Caino nella desolata steppa della disperazione, dove la morte ingoia la sua anima, anatema della Verità.
Calunniatori, accusatori, sinedriti e tiranni, soldati e aguzzini, farisei e sadducei con pubblicani ipocriti: Avete condannato l’autore della vita.
Il Cristo perdona, Egli vince con la croce del sangue le umane tenebre della colpa.
Il sepolcro aperto è vuoto; Gesù è risorto, alleluia, alleluia! Esultate e gioite!
Nicodemo, sobbalza e si allieta, ascoltando il vento che soffia dove vuole. Ascoltate il suo sospiro; è il fremito della vita, che rivive e si dona con amore.
Odi, odi, odi la sua voce. Rinasca la vita come la fiamma del lucignolo fumicante.
 Osanna a Gesù risorto; o Gesù, Tu sei la nostra Pasqua eterna a Dio. Amen
 Prof. Perrone Pasquale (Docente di Religione)

sabato 5 aprile 2014

LA PASQUA EBRAICA ...


  Nella 
Bibbia ebraica, il nome di Pesach è riservato soltanto al giorno 14 del mese di Nisan, in ricordo del korban fatto dal popolo ebraico e mangiato con Matzot ed erbe amare: questo l'Esodo di liberazione; i successivi sette giorni vengono chiamati Festa dei Pani non lievitati (o Festa dei Pani Azzimi). Questo è confermato dal confronto con il versetto di Numeri 28,16:Pèsach o Pesah (ebraico פסח), detta anche Pasqua ebraica, è una festività ebraica che dura otto giorni (sette nella sola Israele) e che ricorda l'esodo e la liberazione del popolo israelita dall'Egitto; la Pasqua cristiana - pur con nuovi significati cristologici, trae origine da questa festività.


« E il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, sarà la Pasqua del Signore »   (Numeri 28)




e i versetti di Esodo 12,17-20


« E dovete osservare la festa dei pani non lievitati (Matzot) (...) Per sette giorni
(...) dovete mangiare pani non fermentati »

LE NOSTRE ORIGINI NELLA PASQUA EBRAICA

lunedì 31 marzo 2014

IL PRECETTO PASQUALE ... GLI ALTRI PRECETTI.

INIZIAMO CON LA PREGHIERA ...

SALMO 18

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
   I cinque precetti generali della Chiesa 
  1. Partecipare alla Messa domenicale e le altre feste di precetto.
  2. Santificare i giorni di penitenza, come dispone la Chiesa.
  3. Confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno nel periodo pasquale.
  4. Soccorrere alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi e le usanze.
  5. Non celebrare solennemente le nozze nei tempi proibiti (quaresima e avvento)

mercoledì 26 marzo 2014

ALTRI SIMBOLI PASQUALI ...

L’Agnello
Nella tradizione cristiana a Pasqua si mangia l’agnello, perché nella sua simbologia ci ricorda il sacrificio di Gesù in croce, la sua passione, perché fu “immolato come un’agnello.
L’agnello noi tutti sappiamo essere un animale mansueto e la sua immagine ci ricorda appunto l’innocenza e simboleggia perfettamente la pazienza, la mansuetudine e l’innocenza di Cristo che viene “condotto al macello” e immolato per noi sul legno della Croce, al posto nostro, in obbedienza al Padre per la salvezza di tutta l’umanità.
Ma la simbologia affonda le sue radici nella tradizione Ebraica perchè ci ricorda, nell’antico testamento, il sacrificio di Isacco, che per noi è immagine di Cristo, da parte di Abramo, sacrificio che grazie alla sua fede non fù consumato (al suo posto venne ucciso un ariete); inoltre ci ricorda anche l’esodo, perché nell’ultima piaga il Signore dà ordine a Mosè di spargere il sangue  di un agnello sugli spipiti delle porte della case degli ebrei, di modo che l’angelo della morte vedendolo non sarebbe entrato.


lunedì 24 marzo 2014

I simboli della Pasqua...









Nelle celebrazioni liturgiche di Pasqua tre elementi sorgono a simbolo di questa festività: il fuoco, l'acqua e il cero pasquale.

Il FUOCO
Simbolo fondamentale nella liturgia cristiana, il fuoco è la massima espressione del trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo e della vita sulla morte. Durante la ricorrenza pasquale questo simbolo raggiunge la massima celebrazione attraverso il rito del fuoco nuovo e dell’accensione del cero. Nella notte di Pasqua, un fuoco viene acceso fuori la chiesa, intorno ad esso si raccolgono i fedeli e proprio da questo fuoco viene acceso il cero pasquale
L'ACQUA
E' l’elemento che purifica ed il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo. La notte di Pasqua è la notte battesimale per eccellenza, il momento in cui il fedele viene incorporato alla Pasqua di Cristo, che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita. Nelle altre domeniche in cui si compie questo sacramento è come se si prolungasse e rinnovasse settimanalmente la domenica per eccellenza, la Festa di Pasqua.
IL CERO
 cero pasquale è il simbolo di Cristo, vera luce che illumina ogni uomo. La sua accensione rappresenta la resurrezione di Cristo, la nuova vita che ogni fedele riceve da Cristo e che, strappandolo alle tenebre, lo porta nel regno della luce assieme agli angeli. Dopo l'accensione del cero con il fuoco nuovo una processione lo accompagna all’interno della Chiesa. Questa processione di fedeli simboleggia il nuovo popolo di Dio, che segue Cristo risorto, luce del mondo.





mercoledì 19 marzo 2014

Don Peppe Diana... Simbolo dell'anticamorra.



BREVE BIOGRAFIA DI DON GIUSEPPE DIANA 

Il Tavolo ecclesiale sul servizio civile ha scelto, accanto a De Gasperi, un’altra figura 
rappresentativa per la giornata di San Massimiliano: don Peppino Diana. 
Giuseppe Diana nasce a Casal di Principe da una famiglia di proprietari terrieri. 
Nel 1968 entra in seminario, vi frequenta la scuola media e il liceo classico. Successivamente 
intraprende gli studi teologici nel seminario di Posillipo, sede della Pontificia facoltà teologica 
dell'Italia Meridionale. Qui si licenzia in Teologia biblica e poi laurea in Filosofia alla Federico II. 
Nel 1978 entra nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI) dove fa il caporeparto. 
Nel marzo 1982 è ordinato sacerdote. Diventa Assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa 
e successivamente anche Assistente del settore Foulards Bianchi. 
Dal 19 settembre 1989 era parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo 
paese natio. Successivamente diventa anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, 
monsignor Giovanni Gazza. 
Insegnava anche materie letterarie presso il liceo legalmente riconosciuto del seminario Francesco 
Caracciolo, nonché religione cattolica presso l'istituto tecnico industriale statale Alessandro Volta di 
Aversa. 
Don Giuseppe Diana fu ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 nella sua chiesa, mentre si accingeva 
a celebrare messa. 
La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout energico, di un 
insegnante generoso, di un testimone d'impegno civile: uccidere un prete, ucciderlo nella sua 
Chiesa, ucciderlo mentre si accingeva a celebrare messa, è diventato l'emblema della vita, della 
fede, del culto violati nella loro sacralità. 
E' stato il simbolo dell'apice cui può giungere la barbarie camorrista sui nostri territori. 
Il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati. 
Uno dei suoi testamenti spirituali è il documento contro la camorra "Per Amore del mio popolo", 
scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe; un messaggio di rara 
intensità e, purtroppo, di grande attualità. 
Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma 
soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d'impegno civile, di lotta alla criminalità 
organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d'amore per la propria terra. 
C'è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C'è ancora bisogno di non 
dimenticare il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana.

Duomo di Milano 2011 - Rito della Nivola e santo Chiodo - Vespri Esalta...

lunedì 17 marzo 2014

I SACRI CHIODI ...




Altare del Sacro Chiodo a Colle Val d'Elsa (Siena)
Le reliquie dei Sacri Chiodi (o Santi Chiodi) sono tre (o quattro) e corrispondono ai chiodi che, secondo la tradizione, sono stati utilizzati durante la Crocifissione di Gesù.[1] Tra le più preziose del mondo cristiano, assieme alla Vera Croce e al Titulus crucis, si trovano da secoli in Italia, sparse in varie sedi. I Sacri Chiodi, al pari della Croce, vennero secondo la tradizione rinvenuti da sant'Elena Imperatrice durante il suo viaggio in Terrasanta nel 327-328. Elena lasciò la croce a Gerusalemme, portando invece con sé i chiodi: tornata a Roma, con uno di essi creò un morso di cavallo, e ne fece montare un altro sull'elmo del figlio Costantino I, affinché l'imperatore ed il suo cavallo fossero protetti in battaglia. Ad essi si accenna per la prima volta il 25 febbraio 395 in un'orazione di sant'Ambrogio. Dell'esistenza delle reliquie parlò anche in una missiva con l'imperatore Teodosio.
Le reliquie si trasmisero ai discendenti dell'imperatore. San Gregorio di Tours parlò invece di quattro chiodi, citandone uno che fu immerso nel mare per calmare una tempesta. Nel VI secolo si trova una documentazione a Costantinopoli della venerazione di più santi chiodi, forse gli originali, forse derivazioni fatte secondo le consuetudini dell'epoca, usando una parte della reliquia originale e aggiungendovi una parte nuova a formare una replica. Le vicende successive delle reliquie si perdono nell'assenza di documentazione, restando solo varie tradizioni orali impossibili da verificare. La più antica menzione del Sacro Chiodo di Milano è del 1389, in cui si fa menzione di una richiesta a Giangaleazzo Visconti a vantaggio della cattedrale metropolitana, dove era riposto ab antiquo uno dei chiodi con cui fu crocifisso il Salvatore. La tradizione fa risalire la presenza del Chiodo a Milano dall'epoca di Ambrogio, ma esistono numerose altre ipotesi sul suo arrivo: messo in salvo spedendolo dopo la furia iconoclasta di Leone Isaurico (sec. VIII), o arrivato con le reliquie dei Magi deposti poi nella basilica di Sant'Eustorgio, o ancora donato al vescovo Arnolfo II da Ottone III; altri ancora ipotizzano che sia arrivato con le Crociate.
Il chiodo si trova ancora oggi sospeso sopra l'altare maggiore, attaccato alla chiave di volta, e secondo la tradizione è uno dei due provenienti dal morso del cavallo di Costantino I.
Il Sacro Chiodo è oggi conservato in una nicchia contenuta in una copia della serraglia in rame dorato con il rilievo del Padreterno (oggi nel Museo del Duomo). Anche se sospeso molto in alto, una luce rossa lo rende visibile da tutta la cattedrale. Il chiodo è prelevato dall'arcivescovo e mostrato ai fedeli ogni 3 maggio,festa dell'Invezione della Santa Croce" (cioè del ritrovamento della Croce), ora viene portato in processione il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Santa Croce. Per prelevare il chiodo dalla sua custodia viene utilizzata la seicentesca nivola, un curioso ascensore oggi meccanizzato. Il Sacro Chiodo di Roma si trova assieme alle reliquie della Croce nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme; secondo la tradizione sarebbe la seconda parte del morso del cavallo di Costantino. La storica Valeriana Maspero ritiene che la corona fosse il diadema montato sull'elmo di Costantino, dove il sacro chiodo era già presente. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'elmo di Costantino sarebbe stato portato a Costantinopoli, ma in seguito fu reclamato dal goto Teodorico il Grande, re d'Italia, il quale aveva a Monza la sua residenza estiva. I bizantini gli inviarono il diadema trattenendo la calotta dell'elmo. Esso sarebbe poi stato montato dentro la Corona ferrea: in realtà analisi recenti hanno dimostrato che l'anima della corona è d'argento, anziché di ferro, per cui è alquanto inverosimile che si tratti della reliquia, sebbene possa trattarsi di una reliquia per contatto.
 Un quarto chiodo, quello che avrebbe tenuto la scritta "INRI" (per questo è piegato a "L"), si troverebbe nella cattedrale di Colle Val d'Elsa in provincia di Siena. Esso venne acquistato nel 1357 dall'ospedale di Santa Maria della Scala tramite un intermediario fiorentino come proveniente dal palazzo imperiale di Costantinopoli. Già conservato nella Cappella del Sacro Chiodo, venne poi donato alla con-cattedrale di Colle quando vennero potenziate le strutture ospedaliere di Santa Maria della Scala.

domenica 9 marzo 2014

LA VIA CRUCIS...

La Via Crucis (dal latino, Via della Croce - anche detta Via Dolorosa) è un rito della Chiesa cattolica con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. L'itinerario spirituale della Via Crucis è stato in tempi recenti completato con l'introduzione della Via Lucis — che celebra i misteri gloriosi, ovvero i fatti della vita di Cristo tra la sua Risurrezione e la Pentecoste. Alcuni fanno risalire la storia di questa devozione alle visite di Maria, madre di Gesù, presso i luoghi della Passione a Gerusalemme, ma la maggior parte degli storici riconosce l'inizio della specifica devozione a Francesco d'Assisi o alla tradizione francescana.
Intorno al 1294Rinaldo di Monte Crucis, frate domenicano, racconta la sua salita al Santo Sepolcro "per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem", per varie tappe, che chiama stationes: il luogo della condanna a morte di Gesù, l'incontro con le pie donne, la consegna della croce a Simone di Cirene, e gli altri episodi della Passione fino alla morte di Gesù sulla Croce.
Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva.
Tale pratica popolare venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terra santa e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Inizialmente laVia Crucis come serie di quattordici "quadri" disposti nello stesso ordine (vedi il capitolo seguente) si diffonde in Spagna nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Successivamente Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituire la Via Crucis anche nelle altre chiese mantenendo il privilegio della sua istituzione al solo ordine francescano.
Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia. Al fine di limitare la diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse essere più di una Via Crucis per parrocchia.
La collocazione delle stazioni all'interno della chiesa doveva rispondere a norme di simmetria ed equidistanza: il corretto espletamento delle pratiche devozionali consentiva di acquisire le stesse indulgenze concesse visitando tutti i Luoghi Santi di Gerusalemme.
Oggi tutte le chiese cattoliche dispongono di una "via dolorosa", o almeno di una sequenza murale interna. Il numero e nomi delle stazioni cambiarono radicalmente in diverse occasioni nella storia della devozione, sebbene l'elenco corrente di quattordici stazioni ora sia quasi universalmente accettato. L'ordine lungo le pareti non segue una regola precisa, può infatti essere indifferentemente orario o antiorario. Secondo un documento della diocesi di Nanterre "l'ordine più diffuso è quello antiorario, ma non c'è una regola generale". Le Stazioni della Via Crucis che è arrivata a noi come tradizionale sono le seguenti:
  1. Gesù è condannato a morte 
  2. Gesù è caricato della croce
  3. Gesù cade per la prima volta
  4. Gesù incontra sua Madre
  5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
  6. Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
  7. Gesù cade per la seconda volta
  8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
  9. Gesù cade per la terza volta
  10. Gesù è spogliato delle vesti
  11. Gesù è inchiodato sulla croce
  12. Gesù muore in croce
  13. Gesù è deposto dalla croce
  14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro. A volte la Via Crucis viene terminata con una quindicesima stazione, la Risurrezione di Gesù. Chi la aggiunge lo fa nell'idea che la preghiera cristiana nella contemplazione della passione non può fermarsi alla morte, ma deve guardare al di là, allo sbocco di cui i Vangeli ci parlano, alla risurrezione.La tendenza è però quella di evitare tale stazione, e di limitarsi ad annunciare la risurrezione in una qualche riflessione o preghiera finale, in maniera che la Via Crucis rimanga una meditazione della passione. In molti paesi sta diventando tradizione celebrare la Via Lucis nel tempo pasquale, come meditazione gioiosa della risurrezione di Cristo.