Altare del Sacro Chiodo a Colle Val d'Elsa (Siena) |
Le reliquie dei Sacri
Chiodi (o Santi
Chiodi)
sono tre (o quattro) e corrispondono ai chiodi che, secondo la
tradizione, sono stati utilizzati durante la Crocifissione
di Gesù.[1] Tra
le più preziose del mondo cristiano, assieme alla Vera
Croce e
al Titulus
crucis,
si trovano da secoli in Italia, sparse in varie sedi.
I
Sacri Chiodi, al pari della Croce, vennero secondo la tradizione
rinvenuti da sant'Elena
Imperatrice durante
il suo viaggio in Terrasanta nel 327-328.
Elena lasciò la croce a Gerusalemme,
portando invece con sé i chiodi: tornata a Roma, con uno di essi
creò un morso di cavallo, e ne fece montare un altro sull'elmo del
figlio Costantino
I,
affinché l'imperatore ed il suo cavallo fossero protetti in
battaglia. Ad essi si accenna per la prima volta il 25 febbraio
395 in
un'orazione di sant'Ambrogio.
Dell'esistenza delle reliquie parlò anche in una missiva con
l'imperatore Teodosio.
Le
reliquie si trasmisero ai discendenti dell'imperatore. San
Gregorio di Tours parlò
invece di quattro chiodi, citandone uno che fu immerso nel mare per
calmare una tempesta. Nel VI secolo si trova una documentazione
a Costantinopoli della
venerazione di più santi chiodi, forse gli originali, forse
derivazioni fatte secondo le consuetudini dell'epoca, usando una
parte della reliquia originale e aggiungendovi una parte nuova a
formare una replica. Le vicende successive delle reliquie si perdono
nell'assenza di documentazione, restando solo varie tradizioni orali
impossibili da verificare. La più antica menzione del Sacro Chiodo
di Milano è del 1389,
in cui si fa menzione di una richiesta a Giangaleazzo
Visconti a
vantaggio della cattedrale metropolitana, dove era riposto ab
antiquo uno
dei chiodi con cui fu crocifisso il Salvatore. La tradizione fa
risalire la presenza del Chiodo a Milano dall'epoca di Ambrogio,
ma esistono numerose altre ipotesi sul suo arrivo: messo in salvo
spedendolo dopo la furia iconoclasta di Leone
Isaurico (sec.
VIII), o arrivato con le reliquie dei Magi deposti poi nella basilica
di Sant'Eustorgio,
o ancora donato al vescovo Arnolfo
II da
Ottone
III;
altri ancora ipotizzano che sia arrivato con le Crociate.
Il
chiodo si trova ancora oggi sospeso sopra l'altare maggiore,
attaccato alla chiave
di volta,
e secondo la tradizione è uno dei due provenienti dal morso del
cavallo di Costantino
I.
Il
Sacro Chiodo è oggi conservato in una nicchia contenuta in una copia
della serraglia in rame dorato con il rilievo del Padreterno (oggi
nel Museo del Duomo). Anche se sospeso molto in alto, una luce rossa
lo rende visibile da tutta la cattedrale. Il chiodo è prelevato
dall'arcivescovo e
mostrato ai fedeli ogni 3 maggio,festa dell'Invezione della Santa
Croce" (cioè del ritrovamento della Croce), ora viene portato
in processione il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Santa
Croce. Per prelevare il chiodo dalla sua custodia viene utilizzata la
seicentesca nivola,
un curioso ascensore oggi meccanizzato. Il Sacro Chiodo di Roma si
trova assieme alle reliquie della Croce nella basilica
di Santa Croce in Gerusalemme;
secondo la tradizione sarebbe la seconda parte del morso del cavallo
di Costantino. La storica Valeriana Maspero ritiene che la corona
fosse il diadema montato sull'elmo di Costantino, dove il sacro
chiodo era già presente. Dopo la caduta
dell'Impero romano d'Occidente,
l'elmo di Costantino sarebbe stato portato a Costantinopoli,
ma in seguito fu reclamato dal goto Teodorico
il Grande,
re d'Italia, il quale aveva a Monza la
sua residenza estiva. I bizantini gli
inviarono il diadema trattenendo la calotta dell'elmo. Esso sarebbe
poi stato montato dentro la Corona
ferrea:
in realtà analisi recenti hanno dimostrato che l'anima della corona
è d'argento, anziché di ferro, per cui è alquanto inverosimile che
si tratti della reliquia, sebbene possa trattarsi di una reliquia per
contatto.
Un
quarto chiodo, quello che avrebbe tenuto la scritta "INRI"
(per questo è piegato a "L"), si troverebbe
nella cattedrale
di Colle Val d'Elsa in provincia
di Siena.
Esso venne acquistato nel 1357 dall'ospedale
di Santa Maria della Scala tramite
un intermediario fiorentino come proveniente dal palazzo
imperiale di Costantinopoli.
Già conservato nella Cappella
del Sacro Chiodo,
venne poi donato alla con-cattedrale di Colle quando vennero
potenziate le strutture ospedaliere di Santa Maria della Scala.
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