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martedì 10 dicembre 2013

RIFLESSIONE NATALIZIA ...



IL NATALE POESIA DELLA FAMIGLIA
"La poesia è l'uomo" scrive Salvatore Quasimodo nel "Discorso sulla poesia del 1946." La sua poetica coglie le motivazioni più profonde dell'uomo, che accetta le contraddizioni della vita e il suo svolgersi, che non si libera dalle sofferenze e dalle ingiustizie, ma le giustifica in una prospettiva cristiana. Il poeta Eugenio Montale continua sullo stesso orizzonte, quando afferma come la vocazione del poeta sia essenzialmente pedagogica per promuovere la dignità dell'essere umano, esortandolo a non aver disagio del nome che porta. Lo stesso Giuseppe Ungaretti, verso la maturità, rappresentava la poesia come testimonianza di un Dio Onnipotente che si fa, per amore, "carne umana, " per accompagnarci lungo l'alveo della storia, per sorreggerci anche quando l'uomo fugge nella direzione opposta.
Padre David Maria Turoldo viveva l'esperienza della nascita di Gesù nella contemplazione del mistero della sua gratuità, nel desiderio, che mai si estingueva, del silenzio interiore e nell'ascolto della Parola per essere ben disposto a scoprire il fascino dell'arcano gesto in cui Dio dice all'umanità: "Lasciatevi amare". Solo nel silenzio, il Natale si veste di risonanze avvolgenti che rendono l'uomo avvezzo al profondo e al sublime.: "... Tu sei sceso o Verbo di Dio/ in solitudine e silenzio / ... ma il mistero ha ora una voce / al tuo vagito il silenzio è più profondo".
Il poeta si domanda se la risposta dell'umanità al gesto d'amore divino dovrà attendere a lungo, ma non smarrisce la speranza che l'uomo, lontano dal frastuono di una visione edonistica della festa, possa ascoltare : " Quest'unico Verbo /che ora parla con voce di uomo /Dio che vivi nel cuore dell'uomo / Dio nascosto in cuore mortale / A Te l'amore che canta in silenzio".
Turoldo ci invita a condividere il silenzio nei momenti dove la Parola di Dio diventa misura dei nostri passi, per non avere un pensiero banale, per capire la differenza di ciò che è umano e ciò che non l’è. Solo così la nascita di Cristo  si configura come la realizzazione del divino nell'umano, nell'avvicinarsi di Dio all'uomo.
  
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